È un insegnante-pittore per passione, anche conosciuto come “l’artista delle onde” perché le dipinge e davanti alle sue tele se ne percepisce tutta la potenza. Stiamo parlando dello spezzino Loris Liberatori che con i suoi lavori ha nobilitato ulteriormente Arte Fiera appena svoltasi a Bologna.

Le sue opere stanno ottenendo sempre più successo ed i suoi quadri, oltre a fare parte della collezione permanente della Farnesina, sono stati in Mostra al Consiglio di Europa di Strasburgo. Tanti progetti lo impegnano dopo l’invito a presentare i suoi lavori in Australia lo scorso anno, continua infatti ad insegnare a Roma all’École d’art Martenot, dove, grazie al metodo universale della pedagoga Ginette Martenot, gli allievi, bambini e adulti, si aprono a lui come farebbero con un moderno confessore imparando a conoscersi grazie a quei gesti-pennellate che scaricano possibili blocchi emotivi o eventuali tensioni.

Che rapporto ha con l’acqua? “Io ho un pessimo rapporto, forse perché da bambino ero spesso in barca, una grande passione di mio padre. È paradossale considerato che sono anche nato davanti al mare, ma avendo una pelle chiara ero sempre sotto il tendalino, insomma, preferisco la montagna”.

E allora come spiega la presenza dell’acqua in ogni suo quadro? “Per me è un pretesto per raccontare l’energia dell’uomo, ma anche un monito per ricordarne l’importanza, perché l’acqua è la fonte della vita. La mia sfida è stata andare con la sua impetuosità all’interno dell’onda per farla esplodere e rifrangere sulla tela”.

Come mai si cimenta su opere così grandi? “E mi devo contenere! Preferisco lavorare tele ampie, la più piccola è di un metro di altezza per due, ma se posso scelgo i 2 per 4 dove mi esprimo meglio. La realtà mi deve venire addosso, sennò mi sembra di guardarla dal buco della serratura”.

Chi sono i suoi riferimenti artistici? “Io non vengo dal figurativo, ma dall’informale e i miei ispiratori sono stati Alberto Burri e il cinese Zao Wou-Ki, colui che ha coniugato l’Arte Occidentale del ‘900 con l’arte Orientale”.

Ha già intuito in quale direzione evolverà l’artista? “Non ho idea perché vivo la vita giorno per giorno. Per ora non ho mai affrontato seriamente il tema dell’uomo, solo figure, paesaggi ed interventi dal punto di vista architettonico. Curioso perché nei miei precoci inizi, a 14 anni, vinsi un concorso presentando proprio una serie di ritratti”.

Visto che tanti italiani la stimano e la comprano, ci svela qualcosa di più personale? Qualcosa che magari racconti quanto l’arte in genere le abbia influenzato l’esistenza. “Vi posso svelare un aneddoto carino. Io e mia moglie abbiamo dato a nostra figlia lo stesso nome scelto per i propri da Balla e Marinetti, due esponenti del Futurismo, un movimento del ‘900 che ho amato perché il primo a prendere in esame l’energia. Eravamo ad una Mostra dove erano esposti i loro quadri e abbiamo letto sulla targhetta il nome Luce. E così…Luce fu”.