Selvaggia, maestosa, struggente. E bella, di una bellezza incantevole e impossibile da descrivere pienamente per parole e immagini. Questo dunque è un invito, a scoprire sul posto la natura della Giordania. Poco meno di centomila chilometri quadrati, un territorio corrispondente a quasi un terzo d’Italia, dove si ritrovano alture di macchia mediterranea e deserti, pinete di montagna e paludi, fertili valli e canyon profondissimi, la massima depressione terrestre del Mar Morto e la vitalità multicolore dei fondali del Mar Rosso. Una natura ricchissima per biodiversità e ambienti, che un Paese attento e moderno da qualche anno lavora per conservare, pur tra mille difficoltà interne e le prevedibili contraddizioni di un’area in così precario equilibrio com’è quella mediorientale. Allacciate le cinture: il nostro viaggio immaginario in una terra vera sta per cominciare.

Via da Amman

Obiettivo del nostro viaggio non è la Giordania classica. Se vorrete dunque visitare le ricche testimonianze storiche e culturali, che peraltro non è consigliabile ignorare, dovrete prolungare il soggiorno: una decina di giorni è il tempo minimo necessario per muoversi con libertà in tutto il Paese, godendo con calma di escursioni naturalistiche e trekking avventura all’interno delle aree protette, senza tralasciare le tappe maggiormente turistiche, che qui citeremo giusto per farci guidare nella geografia del luogo.

Via da Amman, dunque, verso nord: la riserva di Ajloun ci aspetta.

Riserva di Ajloun

La lasceremo ogni volta che sarà possibile, ma l’auto sarà il mezzo migliore per andare alla scoperta della natura giordana: né gli autobus né i taxi collettivi, che pure sono disponibili nella maggior parte dei centri urbani, potranno condurvi ovunque e con ritmi adeguati fra gli habitat più significativi del Paese. Dalla capitale dunque la strada verso nord e la Siria ci porterà dapprima a Jerash, ma non sarà la Pompei d’Oriente con le sue ricchissime testimonianze archeologiche romane ad attirare la nostra attenzione: una ventina di chilometri a nord-ovest si trova Ajloun con il suo imponente Qala’at ar-Rabad, il castello di Ar-Rabad che fu la più efficace fortezza difensiva contro l’avanzata dei crociati, pregevole esempio di architettura militare islamica; da qui si gode una vista impagabile sulla vallata di ulivi del fiume Giordano e sulle montagne che separano da Gerusalemme.

La verde foresta protetta dalla riserva naturale di Ajloun è la meta di questa nostra tappa: nei dintorni ameni e quieti di questo tormentato luogo di confine, i boschi fitti di querce sempreverdi, intervallati da pistacchi, carrubi e fragole selvatiche, sono il patrimonio ereditato della rigogliosa macchia mediterranea che un tempo ricopriva la Giordania, in seguito gravemente compromessa da diboscamento e desertificazione.

Un’area importante per gli abitanti, generosa di legname, erbe medicinali e cibo; un habitat di elezione per numerose specie animali, tra cui cinghiali selvatici, volpi, anche lupi e iene. Questa è la terra del cervo rosa persiano, estinto nel XX secolo, che con il capriolo la Royal Society for the Conservation of Nature sta reintroducendo.

Basta una passeggiata a ripagare la visita dei più raffinati birdwatcher: anche qui, come in tutto il Paese che comprende 17 Iba-Important Bird Areas pari al 9,5% del territorio nazionale, si possono ammirare rare specie indigene di uccelli e numerosissimi migratori, di frequente passaggio in questo crocevia fra Europa, Africa e Asia; sulle colline di Ajloun sono di casa la nettarinia di Palestina e la bigia grossa, il canapino di Upcher e l’occhiocotto, gracile e ghiandaie dai colori vivacissimi.

Un trekking di pochi chilometri ma con ripide arrampicate conduce su colli panoramici con vista sulla Palestina e sulla Siria, che non sono lontane. In primavera la riserva incanta con distese di anemoni e rose selvatiche e non manca l’iris nero, fiore nazionale giordano.

Qui è possibile pernottare in un campo attrezzato di case-tende di legno.

Verso il desolato Est

Il braccio orientale che tra la Siria e l’Arabia Saudita si protende verso l’Iraq è un deserto dalla storia millenaria: la strada che porta a Baghdad è costantemente percorsa oggi dai mezzi pesanti quanto in passato dalle carovane di cammelli.

Una rotta di fondamentale importanza per il commercio e i collegamenti con l’Estremo Oriente. Dal punto di vista ambientale, al deserto si alternano oasi e distese paludi, che un tempo costituivano aree umide di rilievo, ma ora soffrono preoccupanti riduzioni degli habitat a causa della scarsità d’acqua.

Al crocevia fra la strada per l’Iraq e quella per l’Arabia si trovano, vicine, le riserve naturali di Azraq e Shaumari.

Un’area faunistica per la riproduzione in cattività dell’orice arabo in pericolo di estinzione, questa; il territorio paludoso più significativo della regione, quella.

Gli acquitrini di Azraq sono infatti, da una parte, un vero paradiso per il birdwatching: autentiche oasi nel deserto, accolgono migratori e svernanti ma anche specie autoctone come il cardopaco del Sinai, simbolo nazionale giordano per l’avifauna, le allodole di Temmink, del deserto e beccocurvo, la monachella del deserto e il trombettiere comune.

Dall’altra, questo paesaggio è quanto rimane di un’imponente opera di convogliamento delle acque per soddisfare il fabbisogno idrico di Amman in seguito all’espansione demografica ed è, per questo, il fantasma di quel prezioso ambiente umido originario oggi soltanto evocato nel nome del luogo (azraq, nella lingua araba, è il colore blu).

La strada che ritorna verso la capitale costeggia alcuni fra i castelli del deserto più interessanti: Qasr al-Azraq, Qusayr Amra, Qasr Kharana.

400 metri sotto il livello del mare

Il tuffo più impressionante verso il centro della Terra ci porta alla massima depressione del pianeta, oltre 400 metri sotto il livello del mare, a scoprire la caratteristica ambientale più sorprendente della Giordania. Non parliamo del Mar Morto, nelle cui acque salatissime almeno un bagno incredibilmente e forzatamente galleggiante è d’obbligo per chi arrivi nel Paese per la prima volta; vi invitiamo invece a un’escursione di torrentismo o canyoning nel Wadi al-Mujib, la stretta valle dell’affluente Mujib che vi riserverà ben più di un’emozione.

Forse sarete troppo indaffarati a mantenere asciutta se non altro la macchina fotografica, che non potrete lasciare a casa, per scorgere gli agili esemplari di stambecco nubiano sulle alture di arenaria che spiccano per 1.300 metri dalla gola che vi troverete a percorrere a piedi. Un luogo di sicura suggestione, dove la penombra del siq e le rocce minerali dalle striature capricciose creano un caleidoscopio naturale che ammicca al geologo come al semplice visitatore.

Ai naturalisti basterà citare i numeri del wadi: il dislivello e l’ambiente rendono l’habitat particolarmente ricco di biodiversità e proprio per questo tuttora in fase di studio, ma sono state classificate al momento 420 specie vegetali, 10 di carnivori (tra cui iena, leopardo arabo e mangusta) e 102 di uccelli.

Dana, biosfera Unesco

Pensate sia abbastanza? Allora leggete qui: 308 chilometri quadrati di notevole varietà di paesaggi, 703 specie di piante tra cui molte rare, 38 di mammiferi e 215 di uccelli. Sono i numeri della Dana Nature Reserve, un mondo di tesori naturali protetto come Biosfera dall’Unesco, situato a sud del Mar Morto lungo la valle del Giordano e raggiungibile percorrendo la King’s Highway, quella Strada dei Re che, se vorrete, vi condurrà alla porta della mitica Petra.

Dana è un fenomeno ambientale più unico che raro.

Comprende fasce climatiche e relativi habitat che si sviluppano per un’altitudine di 1.200 metri, fino a duecento metri sotto il livello del mare: dunque steppe desertiche, valli temperate, macchia mediterranea e complessi montani, ciascuno con la propria vegetazione e la propria fauna.

Stimolante perdersi fra gli innumerevoli sentieri per godere in solitudine di panorami solenni, ciononostante consigliamo di affidarsi a una delle guide naturalistiche esperte per la visita, per scoprire i segreti delle popolazioni antiche e moderne che per secoli hanno frequentato e abitato queste terre con puro approccio ecologico, trovando rifugio, cacciando per la sopravvivenza, affinando competenze e tecniche di erboristeria e medicina naturale, infine – questa è storia dei giorni nostri – imparando e insegnando il valore della conservazione ambientale.

A Dana si può soggiornare all’interno di strutture attrezzate per ecoturisti: avere qualche giorno a disposizione consentirà di entrare in contatto con i residenti e visitare il Nature Shop, che propone prodotti biologici della riserva e pregevoli manufatti artigianali delle donne del villaggio.

La magia del Wadi Rum

La vostra settimana o poco più non potrà non concludersi al Wadi Rum, verso l’estremo sud del Paese. Quella vista vale il viaggio in Giordania. La magia delle dune rosse, il contrasto con la terra chiara e le rocce brune di un infuocato e struggente panorama hanno suggerito, a chi ha avuto la fortuna di confrontarli, il pensiero che questo sia il deserto più bello del mondo. Spiacente, non posso confermare. Ma posso testimoniare che la varietà del paesaggio, non distinta dalla cultura nomade beduina che lo pervade, regala un’emozione paralizzante.

Un proverbio arabo dice: più ci si addentra nel deserto, più ci si avvicina a Dio. Quale Dio non importa, probabilmente. Che dunque vi addentriate con rombanti pick up o con cammelli per turisti, presto la voce silenziosa del Rum coprirà i rumori esterni, le vette di arenaria che incantarono Lawrence d’Arabia sveleranno i loro segreti, il vento scultore spazzerà le vostre orme dalla sabbia e, mentre la mezzaluna si leverà molto prima che si allunghino le ombre, incontrerete – in sha’ Allah – lo sguardo profondo e sorridente di un giordano beduino che starà raccogliendo i radi arbusti per condividere con voi un dolcissimo tè.