Le castagne. Non l’autunno, le foglie che cadono o Halloween; il meglio di novembre sono le castagne. Arrostite, bollite, in marmellata o in padella con panna e funghi per condire le tagliatelle fresche della nonna.

E se le castagne non aspettano che ottobre per prendere coraggio protette dai loro gusci spinosi e lanciarsi dai castagni per vedere il mondo da una prospettiva nuova, noi non aspettiamo che novembre per una bella passeggiata in collina a giocare a chi ne raccoglie di più.

Quest’anno, per la caccia alle castagne vi portiamo nel cuore dell’Andalusia, a pochi chilometri dalla bellissima cittadina montana di Ronda.

Questo piccolo comune spagnolo dall’atmosfera arabeggiante e i precipizi mozzafiato dominati dai due famosi ponti vecchio e nuovo, è un’ottima base per esplorare alcuni tra i più bei paesaggi naturali del sud spagnolo, dalla catena montuosa Sierra de Las Nieves, al parco naturale di Sierra de Grazalema, alla Valle del Río Genal.

Ed è proprio nella parte alta della valle che abbraccia il fiume Genal che, con zaini in spalla, panini imbottiti, scarpe da trekking e spirito d’avventura, inizia la nostra caccia alle castagne, su un sentiero di montagna circolare di 20 km intorno ai paesini bianchi di Parauta, Cartajima e Igualeja.

Già in lontananza, dalla strada serpentina che ci porta a Parauta, si intravedono i tre paesini in strategica formazione triangolare che dall’alto delle loro rispettive colline abbracciano tutta la valle, come a proteggerla in quell’anello che sarà il nostro sentiero.

A Parauta lasciamo la macchina in prossimità della Calle Calvario e ci avventuriamo a piedi nelle tortuose stradine di paese in direzione della Calle Salvador Marquéz, dove un segnale indica l’inizio del sentiero. Godendoci una rilassante e panoramica discesa lungo manti di foglie multicolore, sulla destra possiamo già intravedere la nostra prima tappa: Cartajima.

Cominciamo lentamente a risalire la valle e man mano che scompaiono i noci e predominano i castagni, ci rimbocchiamo le maniche e ci fermiamo più volte non solo per riempire zaini e borse di castagne, ma anche per riprendere fiato e non pensare alla lunga salita che ci aspetta.

Appesantiti ma già con l’acquolina in bocca, risaliamo il cammino che ci porta a Cartajima e poco prima di entrare in paese ci scattiamo una foto di rito con il veterano del posto: il signor Arena, un castagno gigante di 7 metri di diametro e 17 di altezza.

Ma non c’è tempo da perdere: la giornata scivola via e il cammino è ancora lungo. Ritorniamo spediti sui nostri passi per qualche chilometro fino a ritrovare l’incrocio prima lasciatoci alle spalle e rimboccare il sentiero, questa volta in direzione Igualeja.

La valle è un continuo sali e scendi, ma di tanto in tanto la fatica viene alleviata da “monumenti” peculiari: un paio di macchine antiche abbandonate e arrugginite nel mezzo del bosco e una roccia-lapide dove la leggenda vuole che un marito uccise la moglie proprio tra quegli alberi. Istintivamente acceleriamo il passo e in poco più di un’ora arriviamo alla nostra ultima tappa.

Igualeja si distingue per la sua modernità e vitalità, per le sue casette dai colori accesi o con rocce a vista che spiccano nel bianco predominante del villaggio. Ci colpisce in particolare una piccola residenza rurale dalle pareti rosse e gialle dove soggiornano i turisti che arrivano anche da lontano per vedere la suggestiva fonte del Río Genal, con le sue acque verdi e i suoi ponticelli geometrici.

Accumuliamo le ultime energie e scarpiniamo verso il paese dove è iniziata la nostra avventura, Parauta, per riprendere la macchina ormai all’imbrunire. Stasera, castagne arrostite per tutti!