Le piccole grandi storie di natura si trovano ovunque. Non è necessario recarsi dall’altra parte del mondo per vivere l’emozione del contatto autentico con la vita del pianeta, poiché spesso è sufficiente saper guardare, o ascoltare.

A due passi dall’Italia, appena varcato il confine con la Svizzera, esiste un luogo che sembra il paese delle favole, per chi ama il verde. Ai naturalisti è noto come il Bosco delle Cince, e decisamente non è il caso di spiegarne il motivo. Però provare a raccontare una passeggiata su quel sentiero forse basta per invitare alla visita di una regione dalle mille sorprese.

Eppure… scrivere è una tale frustrazione! Perché è pur vero che ho trascorso l’inverno a sbriciolare pane secco sul davanzale di casa, dove cinciallegre e pettirossi si alternavano quotidianamente dopo aver senza dubbio osservato i miei movimenti da qualche ramo non lontano.

Ma è molto diverso trovarsi oggi qui, incantati e immobili, sul palco naturale di un concerto senza eguali: qui è vietato guardare, vietato respirare. I canti ritmati e squillanti, le voci più dolci e melodiose, i versi caratteristici e spesso indistinguibili di varie specie di cince reclamano infatti l’attenzione anche del visitatore più distratto; figurarsi di un naturalista, o addirittura di un birdwatcher.

Timbri, passaggi, un repertorio ricco di sonorità e forme, alternarsi di motivi fantasiosi, nasali e schioccanti, amplificazioni originali e improvvise, nenie placide e decise marcette, note sfuggenti o secche, toni alti e striduli, trilli, cicalecci e sottofondi disorientanti. È un vero peccato non essere alla radio: descrivere a parole questo autentico concerto, emozionante e divino, mai potrebbe produrre lo stesso effetto che ascoltarlo.

Il Sentiero delle Cince comincia così. Partendo dalla stazione ferroviaria di Sankt Moritz, in Alta Engadina, nel cantone svizzero dei Grigioni, si inoltra in un bosco che ospita una tale quantità di uccelli canori da averne preso il nome. Una meta imperdibile per un naturalista, così pure per un fotografo di natura. Dovrebbero guidarti i cinguettii, che al tuo passaggio ti inebriano e si amplificano. Cince e usignoli saltellano di ramo in ramo per seguire i tuoi passi dall’alto dei pini che costeggiano il tracciato, racconta chi c’è stato più volte.

Eppure, appena ti immergi in questo ambiente, l’incantesimo ti coglie perché il concerto ha inizio. Impossibile procedere, meglio chiudere gli occhi e non fare rumore. Ma presto sarà necessario risvegliarsi alla realtà: il concerto non finirà. Questo eterno  e mirabile sottofondo sarà la colonna sonora di questa giornata, e della nostra passeggiata. «Ma ci credi? La mano aperta, con qualche arachide, e ne avevo tre a mangiare tranquillamente sul mio palmo!».

L’entusiasmo di Stanislao è contagioso: e dire che è venuto per fotografare, lo fa da anni, e poi quasi è di casa, qui. Questo bosco è ricchissimo di specie: passeriformi, soprattutto. Si riconosce facilmente il canto dell’usignolo o del picchio muratore, ma le cince, in particolare, sono qui le più visibili e confidenti.

Sono abituate a ricevere il cibo dalle mani dei visitatori, e la puntuale organizzazione svizzera ha addirittura dotato il percorso di piccole cassette di bacche, briciole e semi, da cui attingere il richiamo sicuro per provare l’emozione di un contatto fisico così ravvicinato.

Il sentiero è lungo non più di un chilometro, ma la presenza delle panchine e soprattutto l’abitudine dei residenti di frequentarlo come un parco fanno di questo luogo un ritrovo in natura fra uomini e animali. È molto probabile che le cince stiano ad aspettare che qualcuno apra il palmo per consumare il loro pasto quotidiano, apparendo divertite – a loro volta – da questa coccola imprevedibile in un bosco qualsiasi.

Un luogo che consigliamo di scoprire, dunque, agli italiani amanti della natura. Noi non potremmo nemmeno scommettere che questi piccoli uccelli, che abitualmente popolano anche i nostri alberi ma alla presenza di qualcuno subito volano via, nel Bosco delle Cince dimostrino invece una personalità così diversa a contatto con l’uomo.

Questo spettacolo va in scena tutto l’anno, ma il periodo migliore per la visita a nostro giudizio è all’inizio della primavera: gli sciatori su queste montagne sono meno numerosi, e anche il turismo estivo non ha ancora eccessivamente popolato la zona. Le cince dunque tornano tranquille alle loro faccende, e osservarle mentre cercano insetti per nutrirsi o preparano il nido negli alberi cavi, anch’esse immerse in questa naturale colonna sonora, è un’esperienza di rara emozione.

Il fotografo dovrà sfruttare le ore centrali della giornata per avere massima soddisfazione, diciamo dalle 10 alle 15, anche perché in questo periodo la luce non è molto forte, né ancora lunga, specie in un bosco. Raccomandiamo – se mai ce ne fosse bisogno – di rispettare la delicata stagione della nidificazione: ovvero, avvicinarsi ai piccoli esclusivamente al momento dell’involo.

Un’altra suggestione davvero intrigante è la scoperta del luogo di notte. E poi: volete mettere la soddisfazione di frequentare finalmente un bosco dove, invece di vedervi rifuggire per la memoria collettiva di uno sparo o per un istintivo timore difensivo, la fauna selvatica vi avvicina certa che avrete per le mani qualche leccornia portata appositamente per alto senso di ospitalità?

La giornata si avvia alla conclusione. Ancora inebriati dall’emozione, usciamo dal fitto per raggiungere un po’ di luce: qui potremo studiare la nostra mappa, alla ricerca dei punti di maggior interesse per il proseguimento del viaggio. A un appuntamento con la Bella Diavolessa non si può resistere: così è chiamata Pontresina, che sorge su un soleggiato terrazzamento protetto dai venti in questa pittoresca valle. Chi raggiunge – a piedi o con gli impianti di risalita – la locanda in quota che porta il nome di questa invitate dea delle cime, a 2.978 metri, potrà godere dell’idromassaggio più alto d’Europa, ammirando di fronte il ghiacciaio alpino immerso in un paesaggio da sogno.

A risvegliare lo spirito wild del visitatore, comunque, contribuiscono le innumerevoli attrattive di questa parte di valle cucite su misura per gli alpinisti e gli escursionisti: Pontresina è infatti il punto di partenza per numerose scalate e per itinerari di trekking di interesse. Per chi vuole osare, un quattromila è lì davanti: il Pizzo Bernina, la cima più elevata delle Alpi Orientali con i suoi 4.049 metri, mostra fiero la sua vetta innevata e si presta a bussola d’eccezione.

E per chi anche d’estate cede al richiamo del bianco, qui sono assicurate escursioni sul ghiacciaio Pers, le lezioni di perfezionamento della scuola di alpinismo, pareti e arrampicate sportive, trekking sui laghi ghiacciati e il Bernina Nordic Park, dove sperimentare la pratica del nordic-walking, la camminata nordica dai decantati benefici per corpo e mente.