È una strada assai conosciuta per i vini e i sapori della gastronomia celebre in tutto il mondo. Si sviluppa sinuosa fra colli e pianura, scivolando con dolcezza verso l’Adriatico.

Scorcio sui Calanchi dell'Abbadessa

Nel percorso, si trovano numerose aziende agricole, cantine, castelli, ristoranti e agriturismi, dove i gourmet alla ricerca di ogni declinazione del gusto sono accolti degnamente, in ogni stagione, con semplicità e charme al tempo stesso. Tra vigne e oliveti, in borghi medievali o in residenze d’epoca. È l’Emilia, che poi diventa Romagna, in un itinerario che – per una volta – non si osserva per le sue differenze, ma diventa un armonico vagare in una terra ricchissima e fortunata.

Noi l’abbiamo percorsa per la natura. E le aree protette, così come i paesaggi, gli anfratti, gli ambienti, ci hanno finalmente restituito quella dimensione territoriale che non conosce confini amministrativi. L’itinerario che proponiamo oggi, agli amanti del turismo verde, comincia dal gesso e arriva al sale. Letteralmente. Il Parco dei Gessi Bolognesi e Calanchi dell’Abbadessa, con le sue dolci colline graffiate qua e là dall’erosione, a due passi dal capoluogo; il Parco della Vena del Gesso Romagnola, una vera ricchezza geologica da scoprire sopra e sotto terra; per finire alle Saline di Cervia, habitat del tutto peculiare del Parco del Delta del Po.

Alla Salina Camillone si lavora ancora con metodi artigianali

Il nostro viaggio alla scoperta del luogo comincia da Bologna: serviranno scarponcini e abbigliamento comodo, e un cambio di calzature perché in qualche visita speleologica guidata – che non si può proprio perdere – ci si potrà bagnare. Portate liberamente i bambini, a partire dall’età scolare: l’itinerario sarà istruttivo e riserverà un’alta valenza didattica, una vera e propria lezione di scienze naturali sul campo. E, se siete allenati abbastanza, valutate l’idea di effettuare un giro ciclistico, per godere appieno del rapporto diretto con il percorso: non a caso, infatti, è questo il tema di un progetto di turismo ambientale e salutare rivolto ai giovani denominato “Bike&Go!”.

Anche noi, dunque, inforchiamo la bici e andiamo. Punto di ritrovo è il parco di Bologna, che tutela gli affioramenti gessosi e la zona assai suggestiva dei calanchi dell’Abbadessa: la visita alla Dolina della Spipola già introduce in questo ambiente di depressioni carsiche dovute all’erosione di rocce particolarmente tenere – il gesso è secondo soltanto al talco, nella scala di Mohs che determina la durezza dei minerali: e, qui al parco, uno speciale misuratore conficcato raso nella pietra vent’anni fa oggi ne emerge per un centimetro – ma anche di improvvisi altipiani panoramici, di inghiottitoi e valli cieche, rupi e formazioni geologiche che modellano e impreziosiscono il territorio dolcemente collinare, caratterizzato da una vegetazione mediterranea con alcune specie di altitudine. Per non parlare delle grotte.

Il Buco delle Candele, spettacolare formazione rocciosa

Da non perdere, in una facile passeggiata della durata di poco più di un’ora, l’Altopiano di Miserazzano, lo scenografico Buco delle Candele, l’impegnativa Grotta della Spipola e il belvedere mozzafiato sul dirupo della Palestrina.

Inoltre non si può lasciare l’area senza aver prenotato una visita speleologica guidata nella Grotta del Farneto (dalla fine di dicembre a marzo l’attività turistica è sospesa per preservare il letargo dei numerosi pipistrelli), accessibile anche ai neofiti, frequentata fin dal 1800 dai bolognesi nelle gite fuoriporta, poi ostruita da una frana in seguito a un’intensa attività estrattiva e chiusa al pubblico per vent’anni, infine recuperata e riaperta dal 2008.

Una pedalata in direzione del belvedere sui suggestivi calanchi dell’antico Passo della Badessa conduce in direzione del territorio ravennate, percorrendo le strade sinuose dell’Appennino tosco-romagnolo. All’interno del Parco Regionale della Vena del Gesso Romagnola si trovano alcune aree interessanti per una visita naturalistica: anche qui, in superficie, sono evidenti i segni dello scioglimento del gesso a contatto con acqua piovana e agenti atmosferici, e l’erosione crea nel tempo paesaggi sempre nuovi.

Il Parco Geologico di Cava Monticino

È bene sostare al Parco Museo Geologico di Cava Monticino, appunto ricavato per la visita (dalla primavera all’autunno) da un’antica area estrattiva: numerosi sentieri conducono alla scoperta di diversi angoli di visuale, su un panorama vario caratterizzato dal bianco rugoso del gesso alternato dalla vegetazione spontanea nata in seguito alla rinaturalizzazione. La Tana della Volpe è uno scenografico avvallamento dovuto allo scorrimento di un torrente sotterraneo; un percorso guidato alla conoscenza delle rocce dell’Appennino faentino è segnalato da blocchi provvisti di pannelli informativi; diversi sono gli itinerari consigliati per i cercatori di antichi fossili marini; la Grotticella dei Cristalli si apre in un modesto anfratto su una parete interamente erosa.

Non lontano, è impedibile la visita speleologica guidata alla Grotta Tanaccia di Brisighella, ricca di gessi, cristalli, formazioni calcaree tipo stalattite, addirittura un ruscello interno e una spiaggetta dove si organizzano pernottamenti con le scolaresche, segni di dilavamenti scenografici nella cosiddetta Sala delle Sabbie e pareti particolari in quella del Ferro di Cavallo.

Lezione di speleologia nella Grotta Tanaccia

In quest’area, l’ultima grande miniera venne chiusa nel 1974, ed oggi è visitabile nel primo tratto. Una tappa al Rifugio Carné, dove si trovano un museo faunistico e scavi archeologici, consente anche una piacevole sosta gastronomica su tavoli e panche – manco a dirlo – di gesso, e ci si libera dall’elettrosmog per tutto il tempo della permanenza, siccome qui siamo al centro di un progetto-pilota di portata europea.

Ma ormai il profumo di mare arriva fin qui. Senza indugio, dirigiamo la bicicletta verso il litorale, per raggiungere la riserva delle Saline di Cervia: il paesaggio è incantato, e i bacini di acqua marina separati da canali e passaggi pedonali con geometrica armonia ci conducono – prima – alla storica Salina Camillone, dove i salinari ci raccontano la storia della loro vita e di queste tradizioni; in paese, il Museo del Sale restituisce in forma istituzionale la stessa lezione, mentre un pranzo di pesce a chilometro zero presso il circolo dei pescatori “La Pantofla” conclude il nostro itinerario. Da non perdere, qui, un assaggio del cioccolato tipico al sale dolce di Cervia e, per chi è già in partenza per queste zone, l’annuale manifestazione “Sapore di Sale”, in programma nel secondo weekend di settembre.