Mettersi una maschera per vivere la quotidianità non è cosa buona e giusta. Tranne a  Carnevale. In questo periodo ogni Regione le omaggia, mentre impazzano i coriandoli, le sfilate e i carri allegorici. Le conoscete tutte? Eccone alcune, da Nord a Sud dell’Italia.

Partiamo dai Matòci tipici del Trentino Alto Adige, buffi personaggi che sfilano indossando abiti vivaci, abbelliti con fiocchi e coccarde dai colori sgargianti e con il volto coperto da tradizionali maschere in legno (le facère). Le Landzette, invece, sono tipiche della Valle D’Aosta, mettono in ridicolo la divisa delle truppe napoleoniche, che seminarono il terrore al loro passaggio nel maggio del 1800. Per finire la prima tranche, Giacometta è la compagna di Gianduja la celebre maschera del Piemonte, conservatore, di umore sempre allegro, scaltro anche se all’apparenza rozzo ed ingenuo, un galantuomo che ama il buon vino e la buona tavola.

Il Sior Anzoleto Postier invece è del Friuli Venezia Giulia (in particolare a Monfalcone) ed è l’anima del popolo locale; un uomo anziano, vivace, scherzoso, dissacrante e pettegolo, fustigatore di costumi e di uomini, cantante e istrione, che sa inventare con creatività, mimica gestuale e facciale di un attore dell’Arte. Cicciulin è tipica della Liguria ed è il re del Carnevale di Savona dal 1953, rappresenta empiricamente il marinaio con un animo raffinato, molto generoso che ha navigato in tutti i sette mari. Stenterello invece è della Toscana e rappresenta il popolano fiorentino di bassa estrazione, il quale, oppresso da avversità ed ingiustizie, ha in sé sempre la forza di ridere e scherzare. Il suo nome viene anche nominato in una ricetta di frittelle di Tondone di Pellegrino Artusi perché Stenterello ne è goloso. Il Tondone altro non è che un impasto di acqua e farina, ma queste frittelle si fanno anche con uova e scorza di limone.

Proseguendo, Fagiolino è un personaggio emiliano del Carnevale bolognese, il pro totip della persona buona e pura che nella vita desidera soltanto due cose, buone tagliatelle e giustizia per tutti. Il generale Mannaggia la Rocca è laziale originario di Roma ed il giovedì grasso percorreva le strade del centro cavalcando un asino comandando il suo personale esercito di straccioni. Peppe Nappa nasce in Sicilia ed è una maschera dove nappa indica la toppa nei pantaloni, un personaggio tanto pigro quanto goloso, sempre affamato, infatti il suo luogo preferito è la cucina. Mosciolino invece è una maschera delle Marche relativamente recente ed il suo nome deriva da mosso ossia dalla cozza, infatti ne ha sempre tra i capelli e anche in tasca.

Continuiamo con Frappiglia è una maschera dell’Abruzzo e riuscì ad ingannare persino il diavolo, ma che ancora porta i segni del suo viaggio all’inferno. Rumit è una maschera del Molise,  una sorta di alberi semoventi che provengono dai boschi ed invadono il paese, l’Urs e la Quaresima. Come accade anche con l’Omo-orso di Jelsi che viene collegata alla figura dell’Uomo selvatico. Giangurgolo, invece, è della Basilicata e mette in ridicolo le persone che imitavano i cavalieri siciliani spagnoleggianti, ed è comunque legata ad una leggenda catanzarese. In essa lotta coraggiosamente contro l’occupazione spagnola e viaggia con un carrozzone da teatro col quale, insieme ad alcuni suoi amici, propone spettacoli satirici incitando il popolo alla rivolta.

Re Gnocco è una maschera lombarda, della provincia di Mantova. A San Goffredo nel giorno della sua incoronazione detto il venerdì gnoccolaro, con uno scettro a forma di forchetta, pronuncia il discorso della corona e distribuisce gnocchi a tutti i suoi sudditi. Tartaglia è una maschera della Campania, si distingue per le balbuzie impersonando però ora il servo astuto, ora il pedante, ora l’avvocato intrigante. Mentre in Sardegna c’è S’Ainu Orriadore che in sardo significa l’asino che raglia. Tale maschera è costituita dall’osso del bacino di un asino, o di un bovino, ed indossa la Zimarra, la cosiddetta mastrucca presente in quasi tutte le maschere sarde. Inoltre, trascinando con se delle catene, si muovono a passo d’uomo muniti di un bastone o mazzuccu in cerca di un’anima da poter rubare e potersene così impossesare.

Nasoacciaccato è una maschera umbra e gira sempre con un fagotto appeso ad un bastone in cui tiene i suoi averi ed è alla continua ricerca di qualcuno da imbrogliare. Mastro Sogar, infine, è una maschera del Veneto e più esattamente del Carnevale di Verona, che viene affiancato nel suo ruolo dalla Sogara e dai Sogareti, ragazzi che incarnano a pieno lo spirito del carnevale nelle giovani generazioni. L’abbigliamento si rifà al 1600 ed è composto da camicia in flanella bianca, pantaloni alla zuava in velluto nero, stivali, giubbetto, cintura e strisce di cuoio, cappello ampio rosso con penne nere e, quale insegna, la storica soga. Come tante altre, anche questa viene eletta ogni anno a votazione popolare e la cerimonia d’Investitura del nuovo Mastro Sogar diventa occasione di gran festa per l’intera comunità. Insomma, un assaggio del Carnevale tanto gradito in particolare ai giovanissimi.