Dalla vigilia di Natale fino al 2 giugno 2014 la Basilica Palladiana di Vicenza ospita una mostra particolare, con un titolo altrettanto nuovo: “Se una notte nel tempo Van Gogh e Tutankhamen. La sera e i notturni dagli Egizi al Novecento”. Curata da Marco Goldin, percorre millenni di storia dell’uomo e dell’arte indagando una storia antica, ed un’altra, dal Cinquecento al Novecento in pittura, lungo il suo versante struggentemente serale e notturno.

La cosa che stupisce è che in quel buio non c’è paura, sebbene la mostra viva di tenebre la lettura che ne risulta riporta soltanto alla parte luminosa delle sensazioni notturne, la paura si scioglie davanti ad un meraviglioso tramonto, l’inquietudine si scalda raffigurata nel chiaro di luna, l’angoscia affonda nel primo chiarore dell’alba.

Ottanta opere che partono lungo il Nilo, nella notte abitata dalle Piramidi. Dal Museum of Fine Arts di Boston giunge per la prima volta in Italia un nucleo di tesori egizi stupefacenti: dal corredo della Regina Hetherphes, al celeberrimo volto di Tutankhamen re bambino sino ai Ritratti del Fayum, quando Egitto e Roma si avvicinano, a partire dalla fine del I secolo d. C. E questo è soltanto il prologo.

Poi i grandi veneti, lombardi ed emiliani: Tiziano, Lotto, Bassano, Tintoretto, Savoldo, Caravaggio, Correggio, Carracci, per affacciarsi sui fiamminghi come Rubens o Elsheimer o De La Tour in Francia, El Greco e Zurbaran in Spagna, olandesi come Rembrandt e Van Honthorst, fino ai pittori del Settecento, da Magnasco a Füssli, ai preromantici come Wright of Derby, a Canaletto, Guardi. Poi la pittura americana, con un occhio particolare alle meraviglie di Church e via via fino a Hopper. In ambito francese Millet, Corot, Courbet e, tra gli impressionisti Whistler dapprima e poi Manet, Cézanne, Pissarro, Monet, Gauguin.

E si travalica l’800 con l’emozione di Böcklin, con Matisse prima e Bonnard poi, con incursioni dentro l’opera di strepitosi pittori di metà Novecento, quali De Staël, Rothko, Bacon, Lopez Garcia, ma anche un pittore americano straordinario, scomparso nel 2009, qual è Andrew Wyeth.

Su tutti spicca anche Van Gogh con 10 opere “da museo”, tant’è che a concederle sono il Van Gogh Museum di Amsterdam e il Kröller-Müller Museum di Otterlo, vale a dire i due templi dell’arte di Vincent. Il suo celeberrimo “Sentiero di notte in Provenza” è stato, non a caso, scelto come logo della mostra.