Oltre 10.000 pezzi. Tutti funzionanti e, molti, unici. Si possono vedere nel vicentino dentro La Storia della Comunicazione al Museo Tibaldo Giancarlo, per numero di pezzi e rarità esposti probabilmente il più grande d’Europa nel suo genere.

È il caso di dirlo, “dietro un bel Museo c’è spesso una persona appassionata”. Nel nostro caso si tratta di Giancarlo Tibaldo appunto, un uomo che sin da ragazzino, dalla stessa età che oggi hanno i suoi tre simpatici nipoti Alessandro, Alberto e Francesco, e per la sua intera vita, ha fatto incetta di quanto lo incuriosiva del settore, comprando, restaurando (quasi tutto da solo) e conservando ogni cosa in magazzino. In attesa di realizzare la sua visione: mettere a disposizione dell’intera comunità 200 anni di storia della Comunicazione. E il risultato è notevole.

Siamo a Trissino, un paese che sarebbe restato probabilmente nell’ombra se non fosse stato per l’ingegno e la pazienza di questo eclettico uomo che è riuscito ad esporre sotto i riflettori del mondo il personalissimo Museo sognato ad occhi aperti sin da ragazzo. E non un piccolo improvvisato Museo, ma due piani, stipati con attenzione e moltissima competenza, di migliaia di oggetti che fanno invidia ai grandi collezionisti non solo del Bel Paese.

Una visita che, in fondo, chiarisce chi sono i nonni e i bisnonni dei moderni iPod, con i quali oggi ragazzi e non ascoltano la musica. Di fronte a fonografi, magnetofoni, grammofoni, radiofonografi e radio se ne capisce bene l’evoluzione. Non solo. Ci sono anche gli antenati degli amati cellulari, infatti  in mostra non mancano telefoni rari e curiosi, tra questi, anche quello usato dal celebre Maigret in tutti i suoi film. Oppure gli avi delle macchine fotografiche digitali, tra le quali riscuote molto successo la serie delle antiche Polaroid e l’enorme macchina fotografica a lastre con la quale si facevano ritrarre le famiglie nobiliari a fine ‘800. Senza accennare agli apparecchi cinematografici esposti come quelli che hanno filmato le grandi dive, da Marilyn Monroe a Audrey Hepburn.

Non voglio anticipare di più perché un Museo così non si dovrebbe leggere, ma vedere in prima persona. Già sapendo che della Comunicazione, da Edison a Marconi, dalle radio da cuscino a quelle da bagno con la carta igienica inserita, dalle radio di regime volute da Stalin, Hitler o Mussolini al microfono del trio Lescano, non manca proprio niente.