“Parigi val bene una messa”, cita una storica frase e, aggiungiamo noi, anche una visita al cimitero Père-Lachaise (un Gesuito confessore del Re Sole, Luigi XIV).

Luogo cosmopolita, universale, multiconfessionale, perché accoglie credenti di tutte le religioni, ma anche i non credenti. Aperto ufficialmente il 21 maggio del 1804 in seguito alle disposizioni napoleoniche che vietavano di seppellire i morti nelle Chiese o negli attigui camposanti, si estende su 44 ettari ed ospita addirittura 70 mila sepolcri. Per rendere popolare il cimitero tra i parigini, il comune vi traslò nel 1817 i resti di Abelardo ed Eloisa, protagonisti della storia d’amore più conosciuta e proibita del Medioevo.

Un’altra meta obbligata per gli innamorati, anche omosessuali, è la tomba dell’eccentrico scrittore irlandese Oscar Wilde dove troverete bigliettini amorosi e baci infuocati di rossetto.

Tra gli artisti del ‘900, un posto di riguardo spetta ad Amedeo Modigliani, “pittore ed ebreo” come amava definirsi, che visse a Parigi la fase più creativa della sua tormentata vita. Il giorno seguente la sua morte, la moglie, nonostante fosse incinta di nove mesi, si gettò dalla finestra per seguirne la sorte.

Tutti e tre, anche il loro bimbo mai nato, riposano sotto una modesta pietra al lotto 96. Su una lastra di granito, mazzi di rose per Edith Piaf e il suo giovane marito, un parrucchiere greco.

In un altro angolo, fiori bianchi e rossi, i colori della Polonia, omaggiano l’avello di Chopin, il cui cuore, per volontà delle mogli riposa invece a Varsavia. E poi, Yves Montand e Simone Signoret, Honoré de Balzac e Marcel Proust, Maria Callas e Jim Morrison, la stella dei Doors al quale è stato rubato il busto.

A nord di Parigi, invece, il cimitero di Montmartre, famoso quartiere parigino colonizzato nel XIX secolo da artisti e scrittori. Sembra un orto con lapidi. Qui Emile Zola, Francois Truffaut, Arthur Honegger, Edgar Degas. In quello di Montparnasse, infine, tra gli altri, Charles Baudelaire, Eugène Ionesco, Samuel Beckett e Jean-Paul Sartre.