“Mi ha avvicinato a questo gioco il mio amico Francesco Barbato che gioca da tanti anni e ha 14 di handicap” – ci racconta Marco Berry nella pausa di lavoro estiva, prima di riprendere da settembre su Italia 1 le trasmissioni Mistero e Le Iene -. “In realtà ho poi scoperto che i golfisti non hanno solo l’hdc di gioco, ne hanno tanti altri e, proprio come tutti, se li portano dietro tentando di non farli trasparire. Inutilmente. Comunque chi gioca a golf non é del tutto normale, soprattutto pensando a quanto sia respingente il primo approccio. Se vogliamo fare un paragone, é come se al primo incontro con una ragazza, questa ti prendesse a sberle tutto il tempo e tu restassi lì a farti menare unicamente perché, ad un certo punto, ti aveva fatto un sorriso. E soltanto in virtù di quei denti bianchi splendenti, visti per una frazione di secondo, cercherai un secondo appuntamento.

Ripeto: i golfisti non sono normali, ma oramai so di essere entrato a fare parte della categoria. Anzi, sono intrippatissimo. A Francesco dissi subito di no, – Per carità, non fa per me questo gioco da aristocratici – ma ha avuto il merito di insistere. Stessa cosa il Maestro di Bergamo dal quale presi la prima lezione. Siccome mi fece un sacco di complimenti, gli chiarii che non sarei mai andato da lui perché abitavo a Torino, ma come Francesco non si smontò, mi suggerì di fare 10 lezioni per entrare almeno una volta in campo.

Per questo andai a Grugliasco dal Maestro Ernesto Parisi e alla settima lezione, il golf era già diventata una sorta di malattia. Ora gioco a Pecetto Torinese dove ho traslocato da poco, al golf club I Ciliegi e Diego Fiammengo mi ha impostato così bene che dopo un mese e mezzo ho preso l’handicap. Da allora é un crescendo. Qualche mese fa al Golf Club di Bari, non solo ho fatto il nearest to the pin arrivando a 67 cm dalla buca, ma ho anche fatto il mio primo birdie.

Oramai ogni volta che mi muovo mi informo se c’é un Golf Club e viaggio sempre con la sacca dei ferri al seguito (che mi ha regalato Francesco), sia in auto che in aereo. E chi mi ferma più? Si sente che sono ammattito, fregato, infoiato, esaltato?

L’escapologia nel golf non mi é stata di alcun aiuto, ma forse lo sarà la prestidigitazione, fare sparire la pallina da una parte e farla riapparire in buca sarebbe il massimo. Scherzi a parte, un grosso aiuto me lo ha dato la magia. Abituato ad allenarmi guardando i video di chi fa il mio mestiere, ho sviluppato una forte capacità a ripetere. Memorizzo tutto, dalla gestualità alla postura.

Così il Maestro mi fa vedere il gesto e la posizione ed io ripeto senza problemi. Proprio per questo, il mio swing fa schifo come quello di un qualunque principiante, ma é fluido come se giocassi da tanto tempo. Insomma, sono una perfetta fotocopia di qualcuno più bravo di me. Sembro un gran figo.

Mi piacciono tantissimo i riti del golf, impugnare il drive in un certo modo, mettersi in posizione, guardare la buca, muoversi alla ricerca del colpo. E in campo sono come un contadino, vado avanti ad oltranza inseguendo quella maledetta pallina. Non aveva torto Gianfranco Costa, che ho definito il filosofo del golf, quando mi disse: “Vede Berry, il golfista é strano, tira la pallina indirizzandola in un punto, ma nella realtà la pallina va dove vuole”. Credevo esagerasse, ma ora so che é così.

Infine, mi fa sorridere il discorso dell’etichetta, non si indossa il jeans, le t-shirt non vanno bene…Pensate che io mi sono comprato le prime polo proprio per giocare a golf, di pseudo elegante all’epoca avevo soltanto la camicia delle Iene”.