Nel 2006 sul suo biglietto da visita si leggeva scritto Deputy President Torino e alla dicitura facevano da contorno i classici cinque cerchi olimpici. Stiamo parlando di Evelina Christillin, la prima donna a gestire la potente macchina delle Olimpiadi, a livello storico preceduta in questo ruolo soltanto da Gianna Angelopoulos che ha presieduto i Giochi estivi di Atene 2004.

Evelina ha appena incassato con grande stile e coscienza personale il no del Governo Monti a candidare Roma alle Olimpiadi del 2020, ma lei è e resta una donna “opinion maker” di spessore. Non a caso Patricia Lodge, presidentessa della candidatura per le prossime Olimpiadi di Londra del 2012 qualche anno fa l’aveva cercata per confrontarsi con la sua esperienza. Evelina è comunque una viaggiatrice e conosce tanto mondo.

All’epoca dell’impegno per le Olimpiadi, cosa era cambiato sul fronte viaggi?

«Negli spostamenti di lavoro ero come un pacco postale. Non sceglievo nulla di quanto mi accadeva. Vivevo luoghi ed alberghi scelti da altri per me. Ed era cambiata anche la permanenza nei posti dove arrivavo, una sorta di mordi e fuggi. Comunque essendo estremamente organizzata, sono diventata un’esperta di aeroporti, di come dormire, di cosa non mangiare».

Quale è stato il viaggio più “mordi e fuggi”?

«Sono andata e tornata da Singapore praticamente in giornata ed è stato un tour massacrante. Prima, avessi dovuto scegliere di farlo non l’avrei certo praticato così».

Dai 10 ai 20 anni ha fatto l’atleta. Come mai ha smesso?

«Certamente perché non ero brava a sciare, ero solo abbastanza brava, tant’è che sono arrivata alla squadra nazionale, ma non ero una fuoriclasse. Sfortunatamente avevo un’emotività troppo alta per riuscire a reggere. Questo è stato il mio limite».

Un incidente sulle piste?

«Penso a quello nel dicembre 2004 nel quale mi sono rotta malamente la spalla. Mi sono fracassata la testa dell’omero in tre punti, frattura tripla e scomposta, per cui sono stata operata e sono stata molto ferma, per anni ho passato le vacanze di Natale annoiandomi a morte. L’unico colpo di vita me l’aveva regalato un caro amico, Fabrizio Del Noce, che mi aveva portato a vedere la trasmissione di Giorgio Panariello, ma so che era stata pietà per la convalescente. Mi aveva chaperonnata».

Una vacanza ideale?

«Sono abbastanza abitudinaria e mi piace tornare, ad esempio, nel solito albergo, il San Pietro di Positano. Lì, mi riposo e faccio quasi l’eremita anche perché le persone che lo gestiscono sono oramai diventati amici di famiglia».

Avrà un’alternativa al viaggio abituale?

«Diversamente preferisco le vacanze non statiche, dove posso camminare e vedere dei luoghi. Fare vita sana, all’aria aperta mi piace moltissimo».

Un pensiero all’Avvocato, da una donna che lo ha conosciuto bene?

«L’Avvocato mancherà per sempre. Già ai Giochi 2006 ha fatto una bella differenza perché lui, nonostante non fosse operativo su niente, era una presenza costante ed un appoggio in termini di identità, di riferimento e di visibilità. A me, manca a livello personale. Io sono cresciuta con lui. Per me era una persona di famiglia che mi ha insegnato tanto e con il quale ho condiviso ancora di più».