In canoa vestendo lo sponsor kinder

In canoa vestendo lo sponsor kinder

Se scrivi Idem su un qualsiasi motore di ricerca, ti apparirà lei con la sua canoa. Talmente le piace conquistare il podio a suon di pagaiate poderose, Josefa Idem, campionessa mondiale e olimpica di K1 (kayak individuale), in 30 anni di carriera ha vinto nel singolo come nessun’altra, entrando di diritto nella Storia di questo sport.

Dopo lo specchio d’acqua delle Olimpiadi di Pechino dal quale, a quasi 44 anni, è tornata a casa con un argento conquistato facendosi beffa della carta d’identità, qualche mese fa si trovava a Budapest impegnata a recitare. E’ una bella donna ed è in forma, nulla di strano quindi a vederla cimentare anche davanti ad una macchina da presa, all’ombra del Ponte delle Catene sul Danubio, tra decine di ciack e la straordinaria vivacità di altri due giovanissimi attori, i suoi due figli, Janek di 13 anni e Jonas di 5. Tutti e tre con una canoa per cappello.

Con loro c’era anche Guglielmo Guerrini, marito ed allenatore, sempre pronto non appena la noia prendeva il sopravvento, a sfidare con le macchinine telecomandate i figli, soprattutto l’inesauribile Jonas.

In realtà Sefi, come viene chiamata affettuosamente, a Budapest era sul set del nuovo spot di Kinder Délice, in qualità di testimonial ufficiale. E abbiamo scoperto che non poteva essercene una migliore perché l’azienda Ferrero, già in epoca non sospetta, lasciava una scia dentro la sua vita.

Doppia immagine mentre si gira per strada

Doppia immagine mentre si gira per strada

«Ho conosciuto mio marito Guglielmo a Praga nel 1987 mentre stavo mangiando la Nutella ed è stato proprio quel barattolo ad attirare la sua attenzione. Mi si è avvicinato, ci siamo messi a parlare e da quel giorno per me è cambiato tutto. E poi dicono che i dolci fanno male!».

Invitata molte volte a parlare di sport nelle scuole, agli allievi racconta sempre gli esordi di una carriera iniziata a 11 anni per la casualità di un opuscolo che la invitava a provare la canoa. «Quando parlo con i ragazzi sottolineo l’importanza di fare attività fisica. Lo stesso progetto ‘Kinder+Sport’ ricalca il mio stile di vita perché bisogna incentivare i giovani a fare movimento, anche se per me è facile, perché i miei figli mi copiano».

Comunque Josefa non è più una ‘cicogna nell’insalata’, come la chiamavano alludendo alle lunghe gambe a grissino, ad Hamm, la cittadina della Germania dell’Ovest dove è nata, ma non fatela scegliere tra le sue due Patrie: «Sarebbe sbagliato dire che sono tedesca e mi sento italiana. Sono tedesca e sono italiana allo stesso tempo. Quando vado da Ravenna in Germania sento di andare a casa mia e lo stesso quando torno dalla Germania in Italia. E’ una sorta di sdoppiamento, che però non è scissione, ma arricchimento».

Al parco dell

Al parco

Oggi Josefa ci pare eterna, in quel corpo ben modellato dagli allenamenti e con quei muscoli sotto la giacca che tanto l’hanno fatta soffrire. «A 14 anni iniziavo a pagaiare forte e i ragazzi, per combattere i loro complessi di inferiorità, mi prendevano in giro. Ci ho messo anni per capire che il problema non era mio, ma prima ho dovuto incassare tanti commenti ironici. Ne pago ancora il dazio, come il fatto di chiedere il permesso prima di levarmi il giubbotto d’estate. Le donne con i pacchetti di muscoli continuano ad intimorire!».

Ma a volte il destino è già nel nome e il suo ha radici maschili. «Mio padre voleva fossi un maschio e spiazzato dalla nascita di una femminuccia ha deciso semplicemente di aggiungere una A al nome di mio nonno Josef. Non mi è mai piaciuto, gli preferisco il soprannome Sefi». E la capiamo perchè lei è quanto mai femmina e lo è anche nei rituali prima di una gara importante: «Non posso farne a meno, devo lavare i capelli e fargli la piega. Pare sciocco visto che di lì a poco sarò stravolta, ma mi piace partire ordinata».

 

Josefa dopo la vittoria dell'argento a Pechino 2008

Josefa dopo la vittoria dell'argento a Pechino 2008

La canoa comunque ce l’ha sempre avuta nel sangue, ‘idem’ per la sensibilità per il colpo giusto, per fare scorrere la barca e per lottare. «Sin dalla prima medaglia si è manifestato un atteggiamento che non mi ha più abbandonata: una volta conquistato un obiettivo, mi proietto subito verso un nuovo traguardo».

Ed è su questa battuta che la coppia si anima e Gugliemo prende la parola: «Josefa per la concezione della capacità di lavoro che ha, è una macchina da guerra, una F1. Insieme stiamo aprendo una strada verso il limite umano che non è un burrone invalicabile, ma un punto da esplorare. Non vogliamo andare oltre a tutti i costi, cerchiamo il lecito, facendoci aiutare da scienza, ricerca, capacità e motivazioni. Anche la sfida di pensare alle prossime Olimpiadi di Londra del 2012, dove Josefa avrà 48 anni, nasce dal credere di non avere ancora raggiunto il massimo delle potenzialità. Ci mancano alcune risposte, che sia io che Sefi pensiamo di poterci dare reciprocamente».

E lei, abbracciandosi Janek e tirandosi sulle ginocchia Jonas, sorridendo aggiunge: «Avevo sempre detto che non avrei mai voluto diventare una nonna in canoa, ma vale cambiare idea».

Visti i risultati, guai non l’avesse fatto.