L’epopea del capitano Achab a caccia di Moby Dick, la balena più famosa del mondo, rivive ogni giorno tra quei flutti ribelli che pur trovandosi in mezzo all’Oceano Atlantico, bagnano una terra portoghese. Siamo alle Azzorre, una manciata di isole a 1300 km dal Vecchio Mondo e ponte verso il Nuovo, comunque in Europa.

Isole così piccole da non riuscire in nove ad arrivare ad un terzo del territorio della sola Corsica e talmente diverse tra loro nella ricchezza di storie fantastiche e vere, da restare nella memoria di chiunque vi capiti.

È Pico quella che racconta meglio la storia dei balenieri, uomini che fino al 1984 per generazioni hanno sfidato la sorte cacciando questi grandi mammiferi. Pico la culturale, con il suo interessante Museo ricavato proprio dentro l’ex fabbrica Armatori Balenieri Riuniti dove un tempo le balene venivano trasformate in cibo e oggetti.

Ma anche Pico la misteriosa, dove il colore predominante nero lava spicca anche sotto la calce delle case, tra abitati che si estendono attorno al cono del vulcano che con i suoi 2350 metri è la montagna più alta delle Azzorre, e declina in decine di altri crateri.

Pico è geologicamente un tutt’uno con Faial, l’isola di fronte a soltanto 45 minuti di traversata. Nelle acque di congiunzione, ogni anno trasmigrano centinaia di balene e ridde di pescioni in un itinerario sempre uguale da millenni. E l’avvistamento di questi cetacei ha dato l’avvio ad una fiorente attività che, in qualche modo, ha ripagato i pescatori di balene restati senza lavoro da quando l’uomo ha messo un freno a questa caccia.

Faial invece è l’isola maggiormente votata ai velisti e ai writer. Ce ne si accorge già attraccando, non solo perché la banchina stessa di Horta impatta nello sguardo grazie ai suoi murales dipinti, ma anche perché non potrete sfuggire ad entrare nel leggendario Café Sport sulla passeggiata. Pochi tavolini insufficienti alla richiesta sono incastonati tra 4 muri patchwork di bandiere e di proposte di lavoro per prendere il largo come mozzi.

Entrarci è un must perché qui si racconta di chi va per mare, una sorta di centro smistamento messaggi in entrata e in uscita, uno di quei posti che si pensa esistano soltanto nei romanzi scritti da Tabucchi, che tra l’altro pare si sia ispirato, mentre sorseggiava un boccale della locale birra Especial, proprio ascoltando gli avventori del locale. Di sera da Peter al Café Sport si perpetra un rituale irrinunciabile per le Azzorre, si fa ponte tra il Vecchio e il Nuovo mondo.

Al piano sopra il Café, c’è il Museo dello Scrimshaw con una delle più belle collezioni esistenti di denti di balena intagliati, anche quello che ritrae Jacques Cousteau passato di qua 20 anni fa per visitare i fondali con la sua nave oceanografica Calypso.

È stato Josè Avezedo, il patron del locale, a portare avanti questa collezione, e nonostante l’eredità sia passata da qualche anno al figlio José Henrique, tutto qui dentro parla ancora di Peter e delle sue passioni.

Invece, ad Angra Do Heroismo, la capitale dell’isola di Terceira, l’atmosfera cambia completamente. Dalla città dove si cammina tra palazzetti settecenteschi ci si spinge nei dintorni incontrando le imperios, una settantina di cappelle multicolore scenari abituali della festa dello Spirito Santo, talmente caratteristiche da diventare ritratte dagli artigiani più capaci.

E in particolari giorni ed orari, si può assistere alle touradas a corda e largadas de touros, corride non cruente dove il turista più audace può sfidare i tori regalando qualche brivido a sé e ai presenti meno incoscienti, indipendentemente dal fatto che nelle prime i tori vengano saldamente tenuti alla fune dai mascarados, imbellettati per l’occasione.

San Miguel, infine, con la sua festosa capitale Ponta Delgada, non solo offre l’abituale spettacolare miracolo dell’uva da vino e dei suoi vigneti serpeggianti tra le centinaia di muretti a secco colore nero lava, coltura che si ritrova sovente alle Azzorre, ma regala una passeggiata decisamente insolita, quella tra il ribollire delle acque sulfuree.

Siamo a Furnas, forse la più grande idropolis del mondo con le sue 200 sorgenti che ricoprono l’intera superficie, alcune si seccano e altre nascono. Le chiamano caldeire e ognuna ha la sua storia.

C’è quella che pare preveda eruzioni e terremoti perché così è accaduto in un lontano passato, quella dalla quale fuoriesce a getto continuo un’acqua alla temperatura ideale per bollirci il tè, ma anche quella dalla quale sgorga acqua fredda, seppure gasata. Come per le Azzorre, potrete scegliere cosa vi appartiene maggiormente.