Tranne all’aeroporto, dove le paline regalano spiegazioni in inglese, nel resto di Mosca ci si sente un poco ciechi e muti. Quelle scritte in cirillico sono un ostacolo all’accoglienza istintiva che, invece, la città è pronta a dare, infatti, sebbene la più parte dei moscoviti parli soltanto russo, la gentilezza regna sovrana, come la pulizia e l’ordine. Con l’aiuto della nostra valida guida Pietro, però, Mosca ha saputo conquistarci, non solo perché è la degna erede dello Stato Sovietico con le sue preziose vestigia che racchiudono ancora il sogno del socialismo reale, ma perché, nonostante sulle torri delle rosse mura del Cremlino spicchino ancora le grandi stelle dell’epopea russa, si respira ovunque un presente nuovo e frizzante.

Progetti a lungo raggio supportati da un’indaffarata gioventù nella quale si riconosce tra il nordico e l’orientale, anche la grazia slava. Un fiume di gente che sin dal mattino riempie le strade e i treni delle stazioni metropolitane.

Ad affascinare tutti, la Piazza Rossa con le guglie colorate e disneyane della Cattedrale di San Basilio e quell’enorme spazio selciato che delimita l’ingresso del famoso centro commerciale Gum con davanti il Mausoleo di Lenin e le lunghe mura del Cremlino dietro. La magia di Mosca si sprigiona sin dalle viscere, ogni Metropolitana regala Storia, architettura e leggende. Avete ammirato i mosaici dedicati agli eroi militari russi del passato della Komsomolskaya? O le statue bronzee a grandezza naturale nella Ploshchad Revolyutsil dove chi arriva, invocando la buona sorte, tocca il muso dei 4 cani presenti? Oppure in Parco della Vittoria, vi siete spinti in quella che è la più profonda di tutte scendendo sotto per 87 metri di profondità?

Un baratro che potrebbe fare effetto, come lo fa rendersi conto dei mali delle ideologie. Prima della Rivoluzione russa le Chiese erano 974, ma dalla distruzione e dall’ateismo se ne sono salvate solo 44. Tra queste fortunatamente, ci sono quelle dentro il Cremlino, nella meravigliosa Piazza delle Cattedrali dove, visitandole in senso orario partendo dall’Annunciazione, passando per la Dormizione fino a San Michele Arcangelo, in un trionfo di affreschi, icone e tombe, si assiste all’intero ciclo della vita. Interessante la ‘tavolozza di colori’ che aiuta ognuno a capire cosa si sta guardando. Il bianco per la Pietà. L’Azzurro per la Madonna. Il verde per la vita. Il rosso per il potere. E il giallo perché si eleva verso Dio, ed è per questo che le croci sulle cupole sono dorate. A restarci impressa tra le icone è la leggenda legata alla Madonna della Tenerezza, colei che, in maniera rocambolesca, ha salvato Mosca per ben tre volte. Non a caso è l’unica che ci siamo portati a casa.

Ma Mosca negli ultimi anni si è affrancata anche dagli stereotipi turistici, dai colbacchi pelosi alle matrioske che troviamo nel km di Arbat illuminato dalle caratteristiche lanterne stradali. Mosca è davvero diventata altro, grande come mai. Forse, tra il resto, potremmo riconoscerla come la casa degli scrittori, in fondo dopo la fine del Comunismo, bypassando ogni veto ideologico, le dimore di molti importanti artisti russi sono diventati Musei. Cechov, Dosgtoevskij, Pasternak, Stanislasvskij, ma anche Tolstoy e Puskin.

Quest’ultimo ha persino dato il nome a due locali di tendenza, una Pasticceria ed, in particolare, un Caffè Ristorante dall’atmosfera art decò, dove grazie alla proposta ‘Russia Degustation’ si possono assaggiare le migliori ricette della tradizione non solo moscovita, tra i quali gli onnipresenti deliziosi pelmeni serviti con la classica panna acida.
Lasciamo Mosca già sapendo che avremo voglia di tornarci.