Lo Stato messicano di Puebla parla anche italiano. Nel 1890, infatti, l’allora Presidente Manuel Gonzales invitò un’intera comunità veneta a trasferirsi in questo ridente territorio per occuparsi di quello che i veneti erano soliti fare in Italia, coltivare campi e allevare mucche per produrre formaggio. Andando in visita a Chipilo quindi ci si sente a casa, di generazione in generazione sono state tramandate le nostre tradizioni, infatti il dialetto, con la sua simpatica cantilena, viene usato tutt’oggi come lo parlavano i nostri nonni.

Blanca Gagliazzi dell’alimentare La Nave Italia vende ottimi formaggi e ci racconta che se si arriva dietro la Chiesa ‘si trova il Monte Grappa’, che nella Chiesa la Madonnina é uguale a quella che si trova nella Chiesa di Bassano e che ogni Capodanno “bruciano la vecia”.

Prima di arrivare a Puebla, il vicino pueblo magico di Cholula, luoghi in cui la cultura é viva perché si investe ogni giorno su arte, bellezze naturali e tradizioni preservate attentamente dagli stessi abitanti, ha quasi più chiese che abitanti, addirittura una per ogni giorno, oltre a 3 piramidi e tanta pietra vulcanica in bella mostra.

Mentre tutto questo scorre, a vegliare sulla destinazione ci sono i quattro vulcani, in particolare Popocatépetl che con i suoi 5500 metri ancora in attività continua ad ispirare i poeti. “Dormi tranquillo che mai nessuno spegnerà il fuoco di Popocatépetl” recita non a caso una poesia, strano modo di percepire un vulcano guardandolo come ad un amico che non ti lascia mai solo.

Ma sarà Puebla a confondere i vostri sensi, lasciandovi un  ricordo indelebile, non solo per la visita al cosiddetto Zocalo, il centro storico Patrimonio dell’Umanità, o al Barrio dell’Artista, al Museo Amparo, al Forte di Loreto o al luogo panoramico dove il 5 maggio 1862 avvenne la famosa Battaglia di Puebla nella quale i messicani vinsero le truppe francesi.

Merita soprattutto non perdere la Cattedrale intitolata a San Domenico di Guzman con la magnificenza della Capilla del Rosario dove proverete uno smarrimento da sindrome di Stendhal, un trionfo di arzigogolate sculture d’oro, famosa nel mondo tanto quanto la nostra Cappella Sistina. Là dentro si diventa testimoni del più spettacolare barocco messicano risalente al 1690.

All’uscita, passeggiando nelle vie che si diramano laterali, a stupirvi sarà invece la quantità innumerevole di negozi di caramelle, uno attaccato all’altro in un’allegra esposizione di colorate vetrine, buonissime Le Camotes di Santa Clara, grandi gelatine colorate ai gusti più diversi e le migliori sono quelle artigianali prodotte dal Central di Jose Luis Rosas.

Ad un turista affamato, poi, non sfuggirà certamente che a Puebla quasi non esistono i McDonald’s e la spiegazione la troverete nei cosiddetti cemitas, ve lo immaginate un succulente panino alto anche 20 centimetri? Al Mercado El Carmen infilatevi da Cemitas Las Poblanitas, sceglierete uno per uno tutti gli ingredienti da metterci dentro, e alla fine vi porteranno un’erba digestiva da masticare (la cosiddetta, pepicha).

Come fanno molti messicani, accompagnate questo sandwich boteriano con Agua de Jamaica, un infuso di fiori di ibisco (che noi conosciamo come Karkadè), é un connubio ideale per mangiare cibi sostanziosi, ottima abitudine di questo popolo spensierato.

Se poi siete alla ricerca di un Museo insolito, ricordate di prenotare un pasto, va bene anche una succulenta prima colazione, nel centralissimo Ristorante Casa de Los Muñecos, dove il palato gioisce e gli occhi trovano eguale soddisfazione dal cibo e dalla location.

All’esterno, lo storico Palazzo in Talavera di architettura barocca del 18 ° secolo con pietra, mattoni, pannelli di piastrelle, malta, ferro battuto, e tra l’altro, ristrutturato in modo antisismico, presenta una facciata con sculture dall’aneddoto divertente.

Si racconta infatti che il proprietario Agostino Ovando di Villavicencio abbia voluto vendicarsi dei Consiglieri pueblani che si erano opposti alla costruzione della casa in quanto più alta e sontuosa di quella governativa e, per tale ragione, li abbia fatti ritrarre in modo ironico ed irriverente facendosi beffe di loro. La Casa delle Bambole comunque è stupenda anche all’interno perché ospita il Museo dell’Università dove ammirare più di 200 dipinti coloniali.

Nella sala ristorante di Casa de Los Muñecos troverete una cucina messicana leggermente contaminata dall’estro di Juan Manuel Zavala, il cuoco proprietario (con la sorella Dolores) dall’insolito nick name, Zavalinzky. Molte delle sue ricette elaborano in modo straordinario i 3 elementi chiave della cucina messicana, i fagioli, il mais e il peperoncino, accade così, grazie anche all’altra attività di catering che la loro impresa dia lavoro a circa 4000 persone, e che la loro salsa poblana sia considerata oggi la più famosa del mondo.

Molte le foto dei Vip esposte, ed uno specialissimo album di dediche dai nomi mondiali altisonanti, sportivi, come Mike un grande pilota Nascar, o statisti, come Gorbaciov, e tra gli scritti di ringraziamento spicca quella del Cardinale Antonelli.

In ogni caso, anche i curiosi piatti che Puebla propone nei menu, il Huitlacoche, un fungo del mais squisitamente terroso, le escamoles, le larve di formica saltate al burro, i gusanos de maguey, i vermi dell’agave fritti o le Chapulines, le cavallette disidratate e affumicate con succo di lime e peperoncino piccante, sebbene insoliti, sono una realtà grazie alla quale la città di Puebla e il suo Stato hanno imparato a prendere per la gola i propri ospiti. E si sa, dove si mangia bene, si sta bene e ci si sente accolti. Perché a Puebla l’eccellenza non è mai un caso.