L’arrivo nella capitale San José resta impresso, non capita ogni giorno di trovarsi stretti tra tanti vulcani disposti qua e là come tanti morbidi panettoni. Non passano inosservati nemmeno ai più distratti visto che un paese piccolo come il Costa Rica, grande poco più di Piemonte e Lombardia assieme, ne vanta addirittura 110, di cui 7 attivi, in 51.100 kmq.

Si percepiscono anche i due Oceani che, su questa lingua di terra di transito tra il nord e il sud delle Americhe, spingono venti e brezze in senso opposto a conservare ulteriormente le biodiversità di 26 Parchi nazionali, rifugi faunistici, riserve biologiche e forestali.

Si può dire che in Costa Rica non ci sia praticamente niente, se si intende escludere quanto ricorda un paradiso in terra di inestimabile valore, un regno naturale nel quale ha fatto in fretta ad attecchire il turismo eco responsabile.

Fino dalla metà degli anni ’60 la rete verde naturale che copre circa il 30 per cento del territorio è diventata area protetta. Ed un’intera foresta pluviale, una delle meglio preservate al mondo è diventata la regina delle attrazioni non solo per i viaggiatori, ma anche per i turisti.

Seduti dentro una delle 24 apposite cabine aperte, nel cosiddetto treno aereo (il Rainforest Aerial Train), in un circuito di 2 km e 600 metri che dura all’incirca un’ora e 15, si visita il bosco piovoso ed in alcuni tratti ci si trova impegnati a sorvolare l’area ad oltre 1km di altezza, ed in altri, si passa a stretto contatto dalla base degli alberi, tra radici e cortecce, rubando con gli occhi ed imparando le forzature imposte dall’habitat.

Scimmie cappuccino molestano uccelli coloratissimi, bradipi si muovono ad una lentezza esasperante se rapportata al nostro abituale frenetico stile di vita, farfalle giganti ti precedono come ad indicarti la strada, centinaia di pipistrelli aspettano la notte a testa in giù, piante parassite crescono più grandi delle piante ospitanti, mentre topi, cervi e giaguari (se ne parla, ma nessuno lì ha mai visti) si dividono il territorio.

Alte liane che, a differenza di quanto si crede, salgono da terra e lunghe radici che, vi assicuro essere così, scendono dall’alto. Piante e fiori mai visti prima paiono essere stati messi lì appositamente per essere ammirati, c’è anche una liana che sembra una vera e propria scala e che viene utilizzata come tale dalle scimmiette.

D’altronde, il nome stesso Costa Rica, lo definisce tale proprio per la varietà di fiori, piante ed animali che ci vivono. Oltrepassando il numero 12, l’ultimo dei piloni antisismici, quello dove le navicelle girano indietro per fare il percorso all’inverso, in lontananza si scorge il Cacho Negro la cui forma conica fa supporre sia stato un vulcano in epoche lontane.

Negli anni sono saliti sul tram aereo anche volti noti quali Mel Gibson, Gerard Depardieu o Will Smith e all’interno di questo bosco sono state non a caso girate alcune scene del film Jurassic Park. Una visita che possono fare senza problemi anche i portatori di handicap e che è solo l’anteprima ufficiale di cosa è in grado di regalare questo vulcanico Paese.

Siamo ad un’ora e mezza da San Josè e a nemmeno due ore dalla costa del Pacifico, molto utile capirlo perché se sull’Atlantico piove poco, come fosse stata tirata una riga dritta tra i due versanti, qua le nuvole si accumulano e scaricano pioggia sovente, sebbene velocemente.

Mentre guidiamo verso nord, le piantagioni di caffè presenti, i cui cespugli per chilometri invadono persino la carreggiata della strada, ci ricordano i premi vinti grazie all’alta qualità di questo buon prodotto.

Interessanti anche i Tour di Cacao, in particolare i 2 km di passeggiata didattica dentro i 345 ettari di Riserva privata Tirimbina che ha attivato molti progetti scientifici di Educazione Ambientale, anche in accordo con le scuole. Si impara il processo tradizionale della cultura del cacao e, tra assaggi, storie e curiosità, si scopre che non esiste il cioccolato bianco e in quale maniera nel 1828 è nato il burro cacao.

Siccome non vogliamo fare trekking, abbiamo scelto di salire sul Vulcano Poas ad oltre 2700 metri di altitudine perché ci si accede facilmente camminando tra ortensie ed enormi ‘ombrelli dei poveri’, nome scientifico Gunnera Insignis, foglie grandi appunto come ombrelli che una volta seccate vengono utilizzate al posto della nostra comune carta vetro.

Sui lati stradali scorre un paesaggio verde brillante punteggiato da laghetti per pescare, haciende con sentieri di terra rossa sui cui pascoli brucano mucche da latte bianche e nere. Quando si arriva non sempre si vede la bocca del vulcano Poas e la sua laguna coperte da una fitta nebbia che azzera ogni visione, però la breve passeggiata è piacevole e a volte la nebbia sparisce in pochi minuti. Ce lo svela la gente del posto, anche detti ‘ticos’, perché, nel tentativo di usare dei vezzeggiativi hanno preso l’abitudine di fare finire molte parole in tico.

Da una natura all’altra, non ci perdiamo certo il Parco La Paz dentro il quale c’è la rara possibilità di vedere in cattività addirittura tre delle sei specie differenti di tucani che vivono in Costa Rica (tra l’altro in questo paese è illegale tenere qualsiasi tipo di uccello in casa, anche per i locali, quindi, è una grande attrazione).

Ma l’esperienza più particolare resta quella di navigare un fiume, imbarcandoci ad esempio al molo di Puerto Viejo sul Rio San Juan nel nord del Paese si potrebbe navigare fino a sconfinare in Nicaragua.

Mentre la barca di Oasis Nature Tours (www.oasisnaturetours.com) avanza lentamente, la natura accogliente rende ovattato il rollio del mezzo sull’acqua, giganti di legno accasciati con i loro rami ancora vivono in parte sommersi mentre la nostra guida Don José Arieta ci racconta i dettagli che non conosciamo.

Così dovrebbero essere i fiumi nei sogni, con le sponde inviolate ed imperfette, con il fogliame caduto che appassisce mentre scorre nel senso di corrente, con le rive fangose dove tra legni inanimati si annidano caimani di cui non capti gli sguardi, con tronchi enormi che creano anse improvvise tra cormorani che dopo avere pescato asciugano le loro ali al sole ed aironi che spiccano il volo su fiori color rosso vermiglio, con la luce che prima dell’alba rende l’acqua verde fumo di Londra e dopo avere albeggiato la trasforma in un verde acceso striato.

Alcuni alberi sono più fortunati di altri, le loro radici sono fisse al riparo da massi rocciosi che non permettono alla riva di franare; piante, anche Cebi già centenari, che ritroveremo in piedi tra anni, magari con le stesse iguane che si riposano sui loro rami più alti. Nel frattempo un mono cappuccino lancia isterico i suoi invadenti richiami d’amore ed un tucano esmeraldo fa pranzo con le uova di un Quetzal, che per tale ragione, qui, quasi non si trova, sebbene sia l’uccello simbolo del vicino Guatemala.

Poco lontano dalle sponde, trionfi di frutta, banane, anguria, papaya, e soprattutto ananas, il più buono dolce del mondo, per la cui produzione il Costa Rica primeggia su tutte le nazioni. Ma il reale spettacolo è a pelo d’acqua, giganteschi coccodrilli paiono seguire l’imbarcazione, altri, ancora più grossi sono immobili sulle sponde di fango.

Le avventure sui fiumi però non si limitano alle escursioni alla Robinson Crusoe. Sul Sarapiqui con ‘Aventuras del Sarapiqui’ viene anche data la possibilità di ridiscendere le acque facendo rafting, scegliendo comunque il livello di difficoltà, chilometri e chilometri di corso per centinaia di metri di dislivello, ed in alcuni tratti è possibile portare i bambini dai 5 anni in sù.

Infine, come non scegliere una giornata da trascorrere a diverse miglia marine dentro l’Oceano Pacifico su un’isola costaricense, magari nello splendido Golfo a ferro di cavallo delimitato tra Barrio El Carmen e la famosa Punta Arenas? Certamente l’isola Tortuga, a circa due ore di catamarano veloce, è perfetta per i bagni di sole e di mare, ma diversa ed ineguagliabile sarà la visita all’isolotto di San Lucas, non più di 45 minuti di barcone ad appena 6 km dalla costa, oggi Parco Nazionale i cui edifici sono considerati storici.

Tra il 1870 e il 1991 su questo lembo rotondo isolato di terra si ergeva un penitenziario dal quale nessun prigioniero è mai riuscito a fuggire, le correnti ributtano da sempre verso l’isola. Un libro, ‘Las Isla de los hombres solos’, narra gli avvenimenti accaduti tra le mura di quegli edifici, aneddoti e situazioni talmente raccapriccianti da fare pensare fossero tutte fandonie o frutto della più fulgida fantasia (comprese le storie di La Chica dal bichini rosso e della niña Vittoria).

Invece, sebbene la vicenda di questo penitenziario sia stata mitizzata alla stregua di quella di Papillon, in particolare se sarete accompagnati dalla preparatissima divertente guida Luis Guillermo Fernandez, un po’ mimo e un po’ teatrante, oltre a vederla ancora impressa sui muri, sentirete trasudare la verità gia soltanto guardandovi attorno.

Gli ultimi giorni prima del rientro in Europa, un’ottima idea per passare una bella giornata a San Josè è quella di entrare con una guida del posto dentro il centrale mercato coperto. Cercate Gran Vizio, il bar cantina più antico, o Carmelo Palmieri di origine italiana, il più vecchio tra gli artigiani che lavora il cuoio, e soprattutto rinfrescatevi con La Sorbetteria De Lolo Moro, da 112 anni i suoi sorbetti base frutta deliziano gli avventori con gusti sempre nuovi.

Tutto attorno molti banchetti, perfetti per comprare gli ultimi regali spendendo i restanti colon (la moneta ufficiale). Appena fuori, diversi ristoranti della nuova catena di successo La Casa De Dona Lena, ottima carne ed un caffè forte come amano farlo in casa propria i locali.

Mentre sull’aereo di ritorno ripenserete a cosa avete visto, vi renderete conto di quanto la sua poderosa impattante natura continui ad essere il reale biglietto da visita del Costa Rica. Ecco perché a chi vi chiederà di raccontare le vostre impressioni non saprete parlare d’altro che del suo eden primordiale.