Di Quintana Roo si parla poco, anche nei racconti dei viaggiatori più appassionati alla fine si nomina sempre la Riviera Maya. Magari perché questo nome fa sognare in quanto evoca l’antica civiltà rappresentando l’eccellenza di questo piccolo stato messicano, ma è come se chi visita l’Italia, parlandone all’estero, sostituisse in maniera sistematica il nome del nostro Bel Paese con quello della Riviera di Ponente. Non sarebbe giusto.

Partendo da questo sguardo e già sapendo che il Quintana Roo vi resterà impresso per quella costa paradisiaca di arenile bianco fine come il boratalco, la barriera corallina ed i cenotes, già immaginando quindi che gli scatti migliori saranno quelli fatti al tempio di Tulum, l’unico sito archeologico Maya sul mare, proviamo ad andare oltre.

Lontano dalle discoteche di Cancun e di Playa del Carmen, sarà il silenzio a conquistarvi e troverete facilmente qualche angolo dove starvene in pace a pensare alla vita sentendo l’influsso del popolo Maya. Perché loro qui sono dappertutto, ci si cammina continuamente sopra, non c’è terreno che smosso appena non faccia emergere qualche cosa di antico, non a caso si dice che il Quintana Roo abbia più rovine pregiate sotto, di quelle portate in superficie, al punto che ogni scavo nuovo fa risorgere le cittadine di questo Stato in modo continuamente diverso.

Nonostante il sito archeologico di Cobà sia di dimensioni inferiori rispetto ad altri più famosi, qui, più ancora che altrove, pare di essere dentro un film con Indiana Jones, siamo immersi nella giungla tra tumuli coperti che evidenziano che sotto c’è molto altro. La vista migliore di questo sito si ottiene salendo fino in cima al Nohoch Mul (la grande Piramide alta 42 metri) ed affacciandosi sulla lussureggiante vegetazione che si estende a perdita d’occhio.

E il silenzio perfetto di cui accennavamo all’inizio lo sentirete anche e soprattutto sott’acqua, facendo una di quelle classiche escursioni in barca, magari diretti a Isla Mujeres o alla più nota Isla Cozumel, per arrivare alle formazioni coralline dove pinneggiare col boccaglio a testa giù ed ammirare la ricca vita marina. Sia da Cancun, sia dal molo di Playa del Carmen potrete sbizzarrirvi in desideri e realizzare la possibilità di oltrepassare la giungla imbragati e lanciati sul filo d’acciaio di una cosiddetta tiroleza, andare in canoa, fare una gita al tempietto della Reserva de la Biósfera di Sian Ka’an, l’area protetta più grande dei Caraibi messicani, in modo da scoprire ‘dove nasce il cielo’ (questa la traduzione di Sian Ka’an).

La Isla Mujeres, l’isola delle donne, risale almeno all’epoca dei bucanieri spagnoli e si chiama così perché secondo la leggenda era qui che costoro lasciavano al sicuro le mogli mentre erano impegnati a depredare porti e galeoni. Anche se la spiegazione data da alcuni archeologi che ritengono l’isola un luogo di sosta per i Maya che si recavano alla più lontana Cozumel per venerare Ixchel (la dea della fertilità), pare più plausibile. Non a caso all’estremità meridionale di Isla Mujeres ci sono i resti di un tempio dedicato a questa divinità e c’è anche un romantico faro dal quale godere dall’alto di un suggestivo panorama di insieme.

Di Cozumel, o se non altro dei suoi fondali, grazie alle immersioni in mondo visione di Jacques Cousteau, conosciamo molto di più, ma vale tenere a mente che l’isola può anche essere visitata in bicicletta, perché è pressoché  pianeggiante e la Laguna de Colombia, che è parte di un sistema di tre lagune ricco di mangrovie, presenta anche la sorpresa dei coccodrilli.

Infine, i villaggi di pescatori e i villaggetti nei dintorni di Playa del Carmen e Cancun offrono parecchie iniziative, a Rancho Punta Venado ad esempio si fanno lunghe passeggiate a cavallo, mentre a Xcacel-Xcacelito c’è una delle più importanti spiagge di tutto il Messico per la nidificazione di questi animali e la loro migliore tutela. Quintana Roo dunque, è questo e anche molto di più, per cui ogni volta che si racconta la Riviera Maya ha senso ricordarne il nome.