Non è vana l’Havana! Perché nello stile di vita dei cubani troverete quanto andate cercando, nella loro quotidianità abita ancora la Rivoluzione e sin dai primi passi fuori dalla fusoliera della Neos (una delle Compagnie con volo diretto) vi sentirete addosso le gesta del Che e quelle di Fidel, non esiste strada senza un cartellone che inneggi alla loro Storia resa oramai leggendaria di default, alle guerriglie, alle navi che approvvigionavano i combattenti, all’amicizia tra i leader Chavez e Fidel, ai rapporti tra quest’ultimo e Raul, i cosiddetti “fratelli coltelli” di questa Repubblica Comunista. Tutto sarà all’altezza delle aspettative nate su libri come Il Vecchio e il Mare di Hemingway, ma anche su quelli come la Trilogia Sporca dell’Avana dello scrittore locale Pedro Juan Gutierrez, lettura perfetta per chi intenda capire cosa significhi l’isola per la sua gente.

Nelle vene dei cubani non scorre soltanto sangue, ma soprattutto buona musica e ovunque, qua e là, musicisti, cantanti e ballerini improvvisano le travolgenti note della rumba e della conga; sono gli eredi di Compay Segundo (reso famoso dal film Buena Vista Social Club) e vi faranno subito battere il piede a ritmo.

E una volta sul posto nessun pregiudizio e niente di negativo avrà rilevanza, né la dittatura, né la povertà, nemmeno se Cuba sia tra le mete di un turismo sessuale, o se stia, o meno, risorgendo dopo la fine dell’embargo americano, se siano quindi veramente sotterrati gli ultimi rimasugli della Guerra Fredda nelle Americhe. L’isola trasuda il suo fascino a dispetto di tutto e grazie a quel tratto genotipo che plasma il popolo cubano da secoli e che farà in modo che la speranza di un futuro migliore cammini anche insieme a voi. D’altronde, come dice un personaggio di Graham Greene, “Cuba is Cuba is Cuba”.

Astemi o fumatori, vuoi per conoscere le tradizioni, vuoi per simpatia, adotterete immediatamente qualche abitudine nuova, un rum, un sigaro, o come era solito dire Hemingway, “My mojito in La Bodeguita, My daiquiri in El Floridita”, due locali dove certamente arriverete e dove a qualsiasi ora del giorno o della notte non sarà sufficiente pestarsi i piedi, perché per entrare dovrete essere disposti a sgomitare.

Come contraltare ci sarà magari l’ozio scatenato che respirerete dentro le Case Particulares, laddove i privati, tra il mobilio del salotto buono o quello della camera da letto, in cambio di alcuni CUC, vi daranno ospitalità e potrete pranzare alla loro tavola, anche assieme al parentado appena arrivato.

Se intendete fermarvi qualche giorno all’Avana il Victoria Hotel ha una posizione adatta, vi muoverete facilmente lungo il Malecon (fronte mare) per cercare con gli occhi quanto già conoscete tanto l’avrete visto nei film, l’Habana Vieja, El Vedado, il Centro Habana, le coloratissime auto americane, i venditori di cocco, le cartomanti agghindate, le grandi piazze con i fatiscenti palazzi coloniali, ma anche l’opulente sede della Bacardi, o alcuni ricamati edifici lasciati dal passaggio degli arabi.
Ogni quartiere è una sorpresa di orme celebri, da Salvador Allende a Pablo Neruda, da Jean-Paul Sartre a Ezra Pound, e, per originalità, su tutti spicca l’incontro con il negozio di Papito Valladeres, il barbiere oramai famoso che si trova nell’Avana Vecchia all’ultimo piano in un appartamento arredato con i fasti di un’epoca andata e, dove, per una messa impiega o una manicure si rifugiano le donne della élite cubana, o le mogli degli Ambasciatori di ogni nazionalità.

Una Cuba che gira quindi a diverse velocità e lo si nota già nel sistema a due valute, i CUC vengono cambiati 1 a 1 con gli euro, mentre la Moneda Nacional, riservata a pagare i salari ai lavoratori, ha un cambio non certo favorevole di 65 a 1 con il CUC.

Molto interessante la storia de Amelia Goyri, detta la Milagrosa, una donna morta di parto, seppellita con il bimbo ai piedi e poi trovata intatta durante la riesumazione con il piccolo tra le braccia, da anni viene omaggiata al Cimitero monumentale Colon come una Santa perché tanti disperati, non solo cubani, dopo avere pregato sulla sua tomba hanno visto le proprie richieste esaudite. Ma se preferite farvi un auto scatto assieme a John Lennon, troverete la sua statua seduta su una panchina del Parco di El Vedado, mentre tra le vie dell’Avana Vecchia incontrerete El Caballero de París (Il gentiluomo di Parigi), un vagabondo di strada di origini spagnole vissuto qui negli anni ’50; raccontava di essere un pirata francese, ma si era fatto benvolere anche dai bambini.

Altra atmosfera coinvolgente si vive nel Callejon de Hamel, un mini quartiere nel rione popolare di Cayo Hueso, dove aggirarsi tra i murales di Gonzales, gli aforisma di Salvador e i ballerini di salsa, o dove immergersi nei rituali Orisha per vivere in prima persona il sincretismo di una Santeria religiosa molto diffusa, le tradizioni di coloro che giunsero a Cuba come schiavi e che oggi sono il cuore di una cultura afrocubana che permea parecchie cose.

D’altronde, anche su questo i cubani si distinguono perché il loro segreto sta nel non copiare, nell’essere sempre se stessi ed esserlo in pace. Non a caso è un popolo che conosce il senso della celebre poesia dell’amato eroe nazionale poeta rivoluzionario José Martí che promise amicizia ad amici e nemici, semplicemente dicendo, “Cultivo una rosa blanca”. Ringraziando Cuba si torna con l’idea di fare altrettanto.